La zona di Castello compresa tra la parte alta di via Santa Croce (vicus ludeorum), dove domina il Bastione di Santa Croce, e la via Stretta (via del vino) era il territorio cittadino assegnato alla comunità ebraica.
Prima dell’editto di espulsione di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona la presenza giudaica dentro le mura del Castello (delle quali invece, per diverso tempo, furono esclusi i cagliaritani e i sardi in genere) era stata tollerata in quanto gli ebrei svolgevano una fervida attività finanziaria e commerciale,molto vantaggiosa per i governanti della città e dell’isola.
Nel 1492 gli ebrei vennero cacciati da tutti i possedimenti della Spagna e quindi anche dalla Sardegna. La caserma costruita nel 1738, sotto il regno sabaudo di Carlo Emanuele III e voluta dal vicerè Carlo di Rivarolo, per alloggiare il reparto di artiglieria dei Dragoni è ora restaurata e restituita alla città con destinazione ad attività culturali, riproposta su diversi piani con l’improprio nome di Ghetto degli Ebrei.
La gesuitica basilica di Santa Croce, del 1661, prese il posto un tempo occupato proprio dalla sinagoga ebraica, impreziosita dalla volta decorata a cassettoni esagonali e dalla presenza di reliquie e dipinti del XVII secolo.
Nella piazzuola troviamo la chiesa di Santa Maria del Sacro Monte di Pietà, risalente al 1591, con struttura tardo aragonese con volte a crociera e capilla mayor con volta stellare, mentre, nella via Corte d’Appello, il vecchio Colleggio gesuitico di Santa Croce, poi dell’ordine di San Maurizio e Lazzaro e successivamente della Corte d’Appello e ora struttura pertinente all’università quale istituto di Architettura recuperato dalla struttura del seicento.