Il personaggio dell’innominato, del cardinale Borromeo e di Don Abbondio nel capitolo 23 dei Promessi Sposi (Alessandro Manzoni) e riassunto del capitolo (appunti sui promessi sposi capitolo 23)
Il povero Innominato non dorme e all’alba sente uno scampanio, l’autore inventa che Borromeo sia in visita pastorale nei comuni intorno e fa sosta nella parrocchia del paese dell’Innominato, il quale vuole andare a trovarlo; è in una tale crisi e incapacità di dominare la propria interiorità, così sofferente che sente la necessità di mettersi a confronto con un personaggio noto per la sua altezza spirituale e intellettuale. Il fatto chiaramente è un anomalia, qualcosa di straordinario, perchè l’Innominato era colui che rappresentava il male; va senza bravi, solo e di fronte allo stupore del clero attorno chiede di parlare con il cardinale. (Si saltano alcune pagine del XXII digressione su Cardinale). I grandissimi personaggi politici e religiosi non appaiono nel romanzo, i politici vengono addirittura irrisi, allo scrittore interessato personaggi delle classi mediane, piccoli operai, mercanti..Il personaggio veramente alto, il Cardinale, appare per la scena dell’incontro dell’Innominato, colui che è il santo e colui che è il peccatore con conversione di quest’ultimo. Atteggiamento completamente diverso del Cardinale rispetto ai suoi sottoposti, il clero ha paura dell’Innominato, mentre Borromeo lo accoglie.
Capitolo 23→ vv.44 siamo davanti a due personaggi molto dotati intellettualmente, diversi. ‘smania inesplicabile’ termini che man mano che si va avanti nella letteratura moderna dalla fine del 700 diventano più presenti, sono elementi che rimandano all’irrazionale.
Nella vita del soggetto ci possono essere momenti cruciali, critici, in cui l’Io non è più Io, il soggetto sente dentro di sè una lotta tra impulsi diversi; in questi momenti critici il soggetto appare particolarmente debole. Manzoni aveva la necessità di dimostrare una capacità sua di indagare psicologicamente su un personaggio alto, una capacità di affrontare una personalità complicata, inquieta. Lucia ha un punto di riferimento al di fuori di lei, ha eretto intorno a sè l’ultima barriera che è Dio. L’Innominato non ha punti di riferimento, solo se stesso, più il personaggio è dotato di capacità intellettuali più facilmente è preda di contrasti interiori perchè ha la capacità di indagare se stesso, cosa che non è possibile applicare a Lucia. Il personaggio ha raggiunto un livello elevato dal punto di vista della sua immagine pubblica, ha realizzato se stesso anche se nel male, tutto ciò però entra in crisi, la reiterazione del male non dà piacere, ha due passioni opposte vv.47, non due ragionamenti, ma passioni, la crisi è talmente forte che esce dal personaggio, che cerca un punto di riferimento esterno. Il fatto di andare contro se stesso, come può sentirsi nei confronti di Borromeo? E’ indispensabile una pausa in cui i due si scrutano; vv.51-54 tipico esempio di rappresentazione psicologica di uno scrittore dell’800, i particolari. La sfida dell’autore è mettere sulla carta qualcosa che non è possibile ‘definire’ nel senso di stabilire le linee di uno stato d’animo; in un personaggio complesso i confini sono mutevoli.
L’atteggiamento del Cardinale è quello dell’archetipo del vecchio saggio, il viso atteggiato in modo positivo nei confronti dell’altro, non è lo sguardo di un giudice.
vv.73 ‘quantunque per me abbia un po’ del rimproverò ognuno dei due guarda l’altro e cerca di capirlo, dal punto di vista psicologico sono due stati d’animo diversi, uno in piena crisi, e l’altro cerca di scrutarlo in volto e fare una sorta di ‘scommessa': questo che rappresenta l’abisso del male, se è venuto qui e così in silenzio, è venuto per un aiuto. Con una tattica sopraffina capovolge il discorso, invece di farsi vedere sorpreso della visita dell’Innominato, finge di aver aspettato la sua visita e anzi di essere lui (il Cardinale) in torto vv.76 per non essere andato a trovarlo.
Il Cardinale cerca di sollecitare l’amor proprio dell’Innominato, se fosse rimasto in un aura di santità non si sarebbe creato un presupposto positivo, mentre addebitarsi una specie di colpa, cioè non aver prevenuto l’iniziativa dell’Innominato, è una chiave migliore per il discorso. ‘Commosso ma sbalordito’ vv.89 attenzione alla scelta degli aggettivi. vv. 90 il Cardinale insinua al povero Innominato che sia venuto lì per dirgli qualcosa di positivo, il lettore che sa cosa può essere(convertirsi) ma l’Innominato non ha mai detto qualcosa di positivo prima, e rimane sbalordito. vv.92 ‘Ho l’inferno nel cuore’.
Vv. 132-137 C’è una sorta di ‘segreto’ è come se lo scrittore ci stesse denudando un po’ alla volta il personaggio, il quale di fronte alla capacità del Cardinale è vinto. stravolta, convulsa, attonita e intenta, commozione più profonda e meno angosciosa, il pianto dell’Innominato è qualcosa di straordinario e va riportato al pianto di Lucia, ma la reazione di quest’ultima è comprensibile. Ma lo statuto di personaggio del male, l’eroe negativo nella mitologia ottocentesca è un personaggio che può essere sopraffatto dalle forze del bene oppure può sparire, ma non è prevista una reazione come quella dell’Innominato, il pianto è segnale della resa, bisogna a questo punto che ci sia un secondo passo, cioè che l’Innominato racconti al Cardinale di Lucia. A questo punto ciò che permette all’autore di fare una svolta, è introdurre un personaggio di un umanità e personalità inferiore, Don Abbondio, distante dai due. Perchè in mezzo a tutta questa altezza di personalità deve rientrare Don Abbondio? bisogna liberare Lucia, quindi Federigo chiede di dove sia questa ragazza e solo il parroco del paese, Don Abbondio, può sapere dove portarla per nascondersi. ‘intonazione di maraviglia’ vv.211 questa situazione è un continuo stupore, per tutti. ‘Mi voleva me’ anacoluto vv.237 è voluto dall’autore. Il viso di Don Abbondio alla richiesta del Cardinale prova ‘noia, affanno, amaritudine’ una sorta di climax vv.244. Cerca di fuggire per non recarsi nel castello dell’Innominato, arriva ad architettare menzogne per evitarlo, la viltà di Don Abbondio si manifesta. Il Cardinale capisce che Don Abbondio ha paura, perciò parlando con l’Innominato vuole far capire che questo è cambiato, ma il parroco non è soltanto un codardo, rappresenta la volontà di stare lontano da qualcosa che anche soltanto potenzialmente può costituire un pericolo, colui che non vuole impegni e responsabilità.
L’autore per dargli uno spazio così ampio, per farlo ‘finire bene’ vuol far intendere che è uno che anche con viltà riesce a salvarsi. vv.357 ‘è la mula del segretario, che è un letterato’ cioè incapace di cavalcare. Il viaggio dell’Innominato e Don Abbondio verso il castello per liberare Lucia comincia, ci aspetteremmo una focalizzazione dello scrittore sull’interiorità dell’Innominato dopo la conversione, invece l’attenzione dello scrittore durante il percorso è su Don Abbondio.
Nel momento della liberazione , quando si aprirà la porta, Lucia è sorpresa, e Don Abbondio anche quando fa un’opera di bene deve sottolineare li sforzi che ha fatto. Don Abbondio è un personaggio comico. La sua presenza non passa inosservata. Se il curato facesse il suo dovere tutto questo non sarebbe accaduto Dal punto di vista della logica narrativa don Abbondio non poteva avvertire perché i bravi gli avevano detto questo il giorno prima anzi contemporaneamente all’arrivo di Renzo a casa.
Quello che gli dirà il cardinale va contro alla possibilità di Don Abbondio. Tutto questo è costruito dal narratore ad arte, è qualcosa che lo scrittore ha voluto perchè questi personaggi sono dei modelli posti in alto di un comportamento superiore e sono fondamentali, ma che nella realtà quotidiana non riescono ad incidere, non sono in grado di salvare. Qui emerge con chiarezza una visione pessimistica. Il fatto che alla fine si sposano in realtà è molto attenuato da una serie di eventi in cui si coglie come le vicende umane, anche quando ricevano aiuto da persone di potere possono andare in un modo diverso. Questo d’esempio è il pensiero di Don Abbondio, mentre stanno camminando, e il suo pensiero è messo tra virgolette. In fin dei conti Don Abbondio non è il protagonista della vicenda, invece il libro potrebbe essere dedicato ai pensieri di Don Abbondio: termine ambiguo del Manzoni, è un nodo problematico che complica la valutazione che il lettore deve dare, che non è così facile. Ci possiamo fermare a un’interpretazione prima, che è quella dei due personaggi che riescono a sposarsi e la lotta tra bene e male è a favore del bene, ma tutto questo darebbe un’interpretazione in completa, perchè contiene in se prospettive più problematiche.
C’è la contrapposizione tra i santi e i birboni, che coinvolgono.
Don Abbondio dice che lui tutto questo non l’ha cercato e ora il cielo lo deve aiutare. Dobbiamo fare delle differenze tra Don Abbondio e Lucia: quando il soggetto è vittima, questa, dal punto di vista delle possibilità constata di averne poche per reagire, ma Lucia, nonostante tutti i pianti ha una dignità caratteriale che Abbondio non ha. L’attenzione nei confronti di Don Abbondio di vede dalla sua presenza così rilevante una macro sezione del romanzo importante. Lo vedremo protagonista anche lui nel finale del romanzo con un’affermazione importante: “la peste è stata come una scopa che ha spazzato via tutto”. Anche se negli ultimi capitoli mostra ancora la sua viltà, in realtà poi quando arriva l’erede che prende possesso del palazzo di Don Rodrigo, e quindi ha la prova che è morto, cambierà e cercherà di far arrivare, come un senso di colpa dei due, una quota di denaro che servirà ai due per andare via dal paese.
Anche nelle sue riflessioni c’è qualcosa: nella prima parte del viaggio c’è l’attenzione sull’Innominato, mentre al ritorno c’è il personaggio Lucia, ma l’attenzione non si focalizza su essa immediatamente, ma è nei confronti di Don Abbondio con delle osservazioni comiche.