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Ciclo di Aspasia – analisi Giacomo Leopardi e appunti

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Il ciclo di Aspasia Leopardi analisi

Il Ciclo di Aspasia è una serie di componimenti poetici di Giacomo Leopardi, con temi principali sull’amore e la morte, nonché sulla caduta e la vanità di ogni illusione.

L’ispirazione per le liriche proviene dalla traumatica vicenda d’amore vissuta dal poeta con Fanny Targioni Tozzetti, a cui il poeta fa riferimento usando lo pseudonimo di Aspasia. Nell’Antica Grecia, Aspasia di Mileto divenne nota come la concubina di Pericle, la cui vicenda sentimentale troverebbe, nelle intenzioni del poeta recanatese, un corrispettivo nel suo amore per la nobildonna di origini inglesi.

Le poesie che compongono il ciclo sono: Il pensiero dominante, Amore e Morte, Consalvo, A se stesso, Aspasia.

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I temi principali del ciclo di Aspasia sono l’amore, la morte, la caduta e la vanità di ogni illusione.

Osserva le poesie del ciclo di Aspasia di Giacomo Leopardi:

Il pensiero dominante >>>

Amore e morte >>>

Consalvo >>>

A sè stesso >>>

Aspasia >>>

Il ciclo di Aspasia è una summa della poesia d’amore. Il nome Aspasia, è un nome fittizio per citare la donna amata. Bisogna insiste sul fatto che c’è uno spunto di partenza esistente: la donna esiste, ma dobbiamo poi fare un discorso di carattere letterario. Il ciclo è messo in un modo che fa un lato troviamo elementi della tradizione, dall’altra parte troviamo la trattazione dei temi che sono un po’ particolari. La costruzione è prevedibile, perchè dobbiamo partire da qualcosa che irrompe positivamente nel soggetto. Ogni vicenda d’amore parte da un innamoramento, ma questo, da parte del poeta è sui generis. Nel pensiero dominante c’è un riferimento continuo alla tradizione italiana e ai classici, ma allo stesso tempo c’è un trattazione sua, caratteristica, specifica, originale. In ogni vicenda amorosa dobbiamo stabilire un momento in cui si arriva a un punto apicale: dobbiamo dare un’illusione, e dobbiamo prevedere un momento in cui il soggetto è in una fase positiva, e quindi ha aspettative e speranze, illusioni in cui crede. Questo è il primo atto indispensabile, per creare il secondo, dove il gioco diventa più difficile, perchè si scopra che il desiderio non si realizza e si scontra contro qualcosa. Nella varietà delle vicende amorose nel corso dei secoli, l’ostacolo può essere vario, può essere concreto o qualcosa che dipende dal fato (la persona si perde, non si ritrova più, è colpita da una malattia, muore). Esempio è la quarta giornata del Decameron di Boccaccio sugli amori infelici: possono accadere nel rapporto amoroso degli episodi che dipendono dall’uomo o episodi che non accadono da un contrasto, o la differenza nasce anche rispetto al rango sociale dei personaggi (Ghismonda: è di rango alto, rimane vedova, e il padre non si preoccupa di darle un marito, allora lei si sceglie il giovane che più le piace, ma è un subordinate, non di rango aristocratico. La figlia spiegherà al padre quali sono le ragioni). Ci sono delle novelle particolari come quella di Lisabetta da Messina. La letteratura ha esplorato molto questa tematica, perchè piace. Il successo è dato dal pubblico. Dobbiamo ammettere che il pubblico si appassiona di più alle vicende infelici. L’amore infelice deve essere trattato facendo nascere qualcosa che fa presagire un futuro di felicità ma poi compare un ostacolo. Dalla fine del 700 e inizio 800 si diffonde una letteratura che fa piangere, in cui il coinvolgimento del lettore è molto alto (soprattutto le lettrici che si proiettano nell’eroina infelice). Leopardi aveva davanti a se degli esempi altissimi di amore-morte. Il primo romanzo d’amore più antico dove si collega la morte è Didone. Poesie di amore ci sono: Saffo e altro. I retori greci stabilirono che la poesia d’amore era bassa nella gerarchia e quindi non vengono copiate. Virgilio fa un’operazione originale: immette come protagonista del IV libro una donna, ma la cosa più importante, nel suicidio di Didone, è l’alternarsi degli stati d’animo. Didone fa la descrizione precisa della sua sofferenza d’amore: tematica che ha molta fortuna. La sofferenza può essere dispiacere ma anche protesta e vendetta. Didone diventa un personaggio molto utilizzato nella letteratura: non è più l’eroe tutta d’un pezzo che si uccide per elevare la sua protesta, ma il suo suicidio nasce per sovrabbondanza di debolezza, il suo dolore le sembra talmente forte, talmente diverso dal progetto che aveva in mente che non ha nessun altra possibilità ne non uccidersi. E’ un groviglio di emozioni che in bravo poeta sfrutta perchè riesce a passare attraverso questi vari stati d’animo. Nel caso dei nostri Canzonieri ne cose sono diverse. Dal 300 in poi, fino al Tasso abbiamo molte canzoni che ci parlano di amore raccontando tutti i passaggi; finché ad un certo punto la donna muore e quindi dalle rime in vita si passa a quelle in morte. Questo succede fino ad un certo punto, con Tasso cambia.
Leopardi prende delle posizioni eterodossi, non rientra nel cerchio di una letteratura tipica del suo tempo. Intanto non avrebbe mai scritto un romanzo perchè non ha sempre l’altezza del sublime. Foscolo per esempio si inventa un amico per scrivere lettere (Lorenzo importante perchè ogni tanto la lettera di Jacopo viene interrotta per un fatto banale e quotidiano, questo è essenziale perchè lo scrittore poteva anche non metterlo, ma se lo mette è perchè vuole riportare la storia di Jacopo a un dimensione più vicino a noi, più quotidiana). Parlare del suicidio prende molto il pubblico, per questo Foscolo diventa famoso, perchè in Italia non c’erano questi tipi di romanzo (scrivevano d’altro, sonetti e opere teatrali).

Aspasia“: era il nome di un’etera, donna libera che poteva anche fare carriera (sposa Pericle). In realtà non c’entra niente: tanto viene lodata dai greci tanto la donna di Leopardi viene denigrata. La donna amata qui non viene nominata con il suo nome ma con un altro: questo è eccessivo, veniva usato nei classici: è un soprannome che l’autore si sceglie all’interno della finzione, perchè a questa si addice l’invenzione di un nome. Per finzione si intende qualcosa che non è reale, gli scrittori sanno che esiste il divario tra l’esperienza comune e il fatto che diventi poesia. Dopo Leopardi le cose cambiano, si farà riferimento alla realtà. Nel caso di questa poesia è una summa di tutto quello che lo scrittore vuole dire sul rapporto amoroso, che è pure stato trattato nei canti precedenti. Da un lato Leopardi aveva avuto questa esperienza (aveva avuto altre infatuazione ma con nessuna un rapporto cos’ intenso) e questo diventa un’occasione per una serie di poesie che seguono le tappe canoniche che dallo stilnovo in poi ci sono sempre. Lo scrittore che sente la necessità di misurarsi con la tradizione, trova spunto da questa vicenda che ha avuto, è un’esperienza che brucia, è inquietante e mette in crisi alcune sue idee. Dietro di lui aveva molti secoli, però, di cui doveva tener contro (poesia italiana, greca e latina) e anche della trasformazione che lirica amoroso aveva avuto in Italia fuori. Lo scrittore deve porsi il problema della distanza che vuole assumere da determinati autori e poetiche. Aveva molti punti di rifermento che sono presenti e intervengono: questa poesia è un bilancio delle poesie che precedentemente ha fatto: innamoramento, crisi e disperazione, qui è una concentrazione del dicibile del poetabile e dell’amore. Il primo dato è l’impossibilità di dire basta: il poeta vorrebbe smettere di pensare alla donna amata che ha detto di no. Importante è il ritorno (verso 1): è finita dal punto di vista razionale, ma detto questo l’immagine ritorna (“il tuo sembiante”). Il soggetto amante costruisce un’immagine della donna amata (che a volte non corrisponde alla vera immagine). Quando sta nella natura “quella superba vision risorge”. Ci sono per Leopardi dei momenti e delle fasi particolarmente poetiche (“Il dì di festa”: lui era solo, e questo gli creava una sensazione di malinconia e dolcezza). Subito c’è l’antitesi: la visione era “delizia ed erinni”, l’amore può dare delizia ma essere anche furia. Questa situazione, dove l’amore è fonte di sentimenti diversi, è trattato da molti autori. Erinni significa scegliere una parola colta che ha un impatto molto forte (la “croce” nell’opera di Verdi ha il simbolo di sofferenza paragonata a quella di Cristo), Leopardi si rifà all’idea delle Furie del mondo greco che perseguitavano (come il male che si impossessa di Mirra) il soggetto. Lo scrittore si concede citazioni di tipo sensuali. Se nella poesia si deve descrivere il momento dell’innamoramento eccola qui: avviene quando tutto è finito, e può diventare oggetto di una meditazione critica, anche abbastanza severo. C’è il riuso di una materiale poetico tradizionale. “Angelica tua forma”: c’è un po’ di tutto, filosofia aristotelica, Dante, Petrarca ma lei è distesa su divani, quindi c’è subito una svolta in ambito borghese dell’800. “Circonfusa di arcana voluttà”: non arriva dall’alto e permette al soggetto di fare discorsi di tipo spirituale, ma questa so può spiegare dicendo che la donna è esperta nel sedurre. C’è un gioco: dava i baci sonanti però ai bambini, ed è come se dicesse al pubblico intorno che sono baci che potrebbe dare al suo amante. C’è il riferimento non solo al bacio ma anche un abbraccio che viene riferito dal soggetto “al seno ascoso e desiato”: questo fa partire un desiderio amoroso erotico. Siamo in un ambito di voluto distacco dalla poesia moderna e dice che la freccia di Eros che l’ha colpito (senso di violenza e conferenza) lo fa “ululare”: è la sofferenza che egli ha patito per due anni. Ululare è animalesco o è una citazione classica (nelle cerimonie funebri c’erano delle persone pagate per piangere e ululare). L’autore vuole far capire che lui si riduce a questo stato per la donna. La bellezza della donna, agli occhi del poeta, è diventato un raggio divino. La cristallizzazione qui è riportata: dalla donna di esprime quasi una musica (per i Romantici è l’arte più alta perchè colpiva il cuore in modo infinito anche senza parole). Abbiamo un passaggio dall’immagine della sembianza della donna (qua non abbiamo dialogo) al fatto che il soggetto amante crea dentro di se quest’immagine. Mentre si pensa ai complessi dell’amore, l’amante capisce che non avviene e incolpa la donna, perchè la costruzione mentale dell’autore non sorge nel “femminile ingegno” se non di rado: la donna non pensa a questo amore e non può comprenderlo. L’idea del grande amore non rientra nel potenziale femminile. Dice che la donne è minore rispetto all’uomo: se lei è debole nel corpo è anche debole e ridotta nella capacità intellettuale. Si ha un forte risentimento nei confronti del personaggio femminile. Se Leopardi poi esaltasse il mondo maschile potremmo dire che è un misogino, ma siccome parla male di tutto il genere umano non è misogino. Nel canto si Saffo lo scrittore per rappresentare il massimo della ribellione contro la natura, sceglie una donna e pure poetessa, però Saffo è un caso raro. Il discorso di Leopardi è un discorso di carattere universale e generale. Aspasia non può nemmeno immaginare quello che è avvenuto nel personaggio che la ama. C’è il tema conduttore della musica: l’esecutore di una bellissima musica è concentrato nell’esecuzione del suo pezzo, però non può immaginare, e neppure gli interessa, cosa suscita la sua musica nel pubblico. Questo è detto per far capire che la bellezza della donna è servito a lui, senza che lei se ne sia accorta, a farlo innamorare. E’ meglio amare, perchè in questo contesto l’amata è nell’ignoranza, non si rende conto di niente (in realtà non è vero). Lo scrittore si astrae dalla realtà della propria vicenda e costruisce una riflessione poetica su questi meccanismi. Il fatto di non essere consapevole da parte di Aspasia lancia in alto il valore del soggetto amante. Si rende poi conto di non aver amato quella donna ma quella Dea che è rimasta nel suo cuore: c’è lo scambio tra la donna bella per una dea, e per Leopardi questa è qualcosa dentro di lui, dentro il suo cuore. Ritorniamo alla psicologia amorosa e alla trattatistica: questo fenomeno non è improvviso, il venir meno dell’amore è qualcosa che avviene nel tempo. I trattatisti Romantici dicono che la separazione avviene in due modi: separazione violenta o in modo progressivo, quando la persona amata non dice di no subito, ma si mantiene in un atteggiamento sospeso, ma nel caso in cui stiano trattando il personaggio non dice che ci sia stato niente, questa diminuzione dell’amore non è veloce e quindi si protrae nel tempo perchè il soggetto amante non sa accettare subito la realtà ma si illude, pensa che, almeno all’inizio, ci possa essere un positivo. Il soggetto amante è legato alla “dolce somiglianza” tra la donna come lui la vorrebbe e la donna reale, e questo è cos’ difficile da accettare che il poeta, pur di fronte ai segnali negativi, non si arrende ed è disponibile a proseguire. C’è l’idea del servus di amore (non è una novità). Lo scrittore poi ammette il suo scacco, la sua sofferenza e la sua sconfitta. Lui si era ridotto a contemplarla, a cercare di capire dove poteva essere accondiscende o infastidita: la spiava come una servo di amore (senso di sottomissione, quasi di un atteggiamento masochistico), ma “Cadde l’incanto”. Questa poesia è la testimonianza che lui ha riacquistato il senno. La vita non è più bella, non ci sono più le illusioni, e “la vita diventa come una notte senza stelle a mezzo inverno” e l’univa cosa che rimane “è conforto e vendetta”. Il verso finale ricorda “L’Infinito” ma qui c’è il sorriso: di chi ha superato questa fase negativa ma gli è rimasta ma meditazione critica di quello che è avvenuto e che si è trasformata in poesia, ma questa poesia è un’analisi profonda e severa.


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