Gli indios Mundrucù, oggi ridotti a meno di 1500 individui stanziati nel cuore della foresta ammazzonica, erano un tempo famosi guerrieri. Le loro spedizioni di guerra avevano come scopo essenziale la conquista di teste-trofeo che venivano conservate nella “casa degli uomini”, non solo come segno del valore dei singoli, ma anche perchè ritenute fondamento della fertilità del mondo animale e quindi collegato alla caccia, altra attività maschile. Dalla testa tagliata si estraeva la materia cerebrale e lo spazio vuoto veniva riempito con vegetali trattati. La pelle era dissecata con ripetute immersioni in acqua bollente ed accostamenti alla fiamma. Nelle orbite, svuotate e riempite di resine vegetali, erano incastonati due incisivi di un piccolo mammifero ammazionico, l’aguti.
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