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La bellezza oggettiva secondo Kant: schema di filosofia

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Quadro di James Jacques-Joseph Tissot (1836 – 1902)

Per Kant, che è il naturale erede di Baumgarten, non esiste una bellezza oggettiva: non si può fissare la bellezza in un concetto; non si può dire – scrive Kant – che la rosa è bella nello stesso senso in cui si può dire che il calore dilata i corpi,  non è una conseguenza che posso derivare da principi, non ci sono regole oggettive che fissino la bellezza: il giudizio estetico è un giudizio soggettivo, ma, e qui sta la novità di Kant, il giudizio estetico non è solo soggettivo (come dicevano gli empiristi inglesi, conclusione che porterebbe inevitabilmente allo scetticismo), ma secondo Kant dire “la rosa è bella per me” (soggettivo) è un’espressione priva di senso perché se io dico che la rosa è bella ciò implica che rivendico anche l’universalità di questo giudizio.

Sta di fatto che a partire da Baumgarten e Kant il bello non riguarda più la struttura del mondo, l’uomo non può conoscere nulla oltre il fenomeno, possiamo solo presupporre che la Natura segua certe leggi. Possiamo anche arrivare al risultato che: noi ipotizziamo che se la natura segue certe leggi allora avremo anche dei risultati sul piano scientifico, ma anche nel caso in cui si ottengano da tali ipotesi certi risultati “positivi” ciò non toglie che rimangano comunque ipotesi, non risultati veri.

Per avvicinarci a Kant dobbiamo fare dei necessari passi di approssimazione. Il titolo del corso è “bellezza e finalità in Kant”, un titolo che lascia presupporre una relazione tra le due.


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