L’arpa è il più antico degli strumenti a corda. Fin dai tempi più remoti l’uomo sapeva che facendo vibrare una corda tesa si otteneva un suono piacevole all’orecchio. È facile capire come da ciò sorgesse l’idea di aggiungere alla prima altre corde di diversa lunghezza, fino ad ottenere uno strumento dal quale potessero ritrarsi melodie e suoni semplici. Una leggenda greca ci racconta come Ermes (Mercurio) inventasse la cetra o lira, un strumento simile all’arpa, tirando delle corde attraverso un guscio di tartaruga poche ore dopo la sua nascita ed eseguendo della musica squisita col nuovo strumento. Le più antiche pitture egiziane dimostrano che l’arpa era conosciuta anche in Egitto, migliaia e migliaia d’anni fa.
Quelle pitture ritraggono l’arpa ne’ suoi diversi stadi di sviluppo, da una forma semplice derivata chiaramente dall’arco del cacciatore a una più elaborata forma triangolare, tutta intarsi, che molto ricorda la nostra arpa moderna. Molte di queste arpe primitive che datano da circa 1500 anni a. C, si possono vedere ancora nei musei di Egitto, di Londra, ecc. Simili assai a quelle egiziane, erano le arpe adoperate dagli antichi Ebrei.
Nell’arpa moderna le corde sono tirate tra il fondo risonante appoggiato alla suonatrice, ed un sopporto graziosamente ricurvo, il quale unisce l’estremità del fondo risonante con un pilastro eretto. Attraverso quest’ultimo passano delle corde, maneggiate da pedali situati alla base dell’arpa, a mezzo dei quali la tensione delle corde viene mutata e l’arpa può venir suonata in ogni chiave.
Se un pedale è abbassato solo a metà, la nota si alza di un mezzo tono; se premuto del tutto, la nota si alza di un tono. Così le 46 corde circa possono dare tre toni ognuna e danno naturalmente all’arpa una straordinaria ricchezza di suoni.
Quest’azione dei pedali fu studiata dal francese Sebastiano Erard (1752-1831), famoso fabbricante di strumenti musicali, il quale è pure noto per tutte le innovazioni che portò al pianoforte. Perfezionando l’arpa in questo ed altro modo, Erard aumentò le possibilità del suo adattamento agli usi orchestrali, così che oggi i ricchi repertori di Bellini, Donizetti, Gounod, Berlioz e Wagner non sono completi se mancano di quello strumento. L’arpa è uno degli strumenti più difficili a suonarsi, perciò i bravi arpisti sono rari assai. Ma saper ricavare da essa tutti quei magnifici toni, deve compensare ad usura la fatica del duro studio : che la voce dell’arpa non ha eguali.